ALL’ASCOLTO DI GIUSEPPE VERDI

 

3 dicembre, 2017 - I DUE FOSCARI

 

Cronologia nella vita del compositore: opera n.6, età 31 anni.

 

 

 

Un inizio maestoso e spettacolare per il preludio de I due foscari. Sebbene, secondo il Berlioz - come scrisse nel suo Grande trattato di strumentazione e d’orchestrazione - la tonalità di do minore fosse secondo lui “tetra e poco sonora” (tetra in questo caso, ci sta a causa del tema e della situazione) si apre con 22 battute di una tale imponenza sinfonica che inchiodano da subito l’ascoltatore alla poltrona:

 

- ascoltate come il suono dal timbro portentoso del Cimbasso rinforza l'armonia in unione a Tromboni e archi nel registro grave (Violoncelli e Contrabbassi):

Verdi aveva ben intuito che l’utilizzo della tonalità tetra di do minore fatta risuonare fortissimo da tutta l’orchestra potesse creare un’atmosfera sinistra e impressionante. E come da consuetudine, dopo una tale intro, giunge presto ad addolcire la tensione, un tema mesto e delicato, cantato da un Clarinetto prima, e da un Flauto dopo:

 Si interrompe bruscamente per lasciare nuovamente spazio ad uno sviluppo robusto con la tipica frase verdiana crescente, ben ritmata dalle percussioni per poi placarsi nel silenzio tramite un pianissimo in partitura a 4 p (pppp) di tutta l’orchestra coinvolta in quel segmento finale. Forse, il preludio più breve di tutte le opere di Verdi; naturalmente, senza considerare Simon Boccanegra, Otello e Falstaff in cui, sin dall’inizio, si ode anche il coro:

 

 

Tra tutte le voci, Verdi aveva una vera predilezione per quella del baritono. Quest’opera lo dimostra sicuramente dal momento che tra tutti i personaggi, quello del Doge, è il più elaborato, il più colorato.

 

 

 

Venne rappresentata per molti anni anche perché essendo di facile allestimento era un po' un’opera di ripiego. Però il pubblico la apprezzò per molto tempo così come altre personalità di spicco del mondo del teatro. Ci fu un commento privato nella propria corrispondenza da parte di Donizetti il quale ritenne che il genio verdiano in quest’opera appare di rado.

 

 

 

C’è una certa ricercatezza nell’invenzione orchestrale: Verdi crea in maniera ingegnosa cose raffinate, per esempio, scrive parti solistiche per strumenti come la Viola, il Fagotto, il Clarinetto e numerose parti per l’Arpa. Quindi crea volutamente un climax per descrivere quella Venezia ritratta dal Byron nel suo romanzo. Per esempio, nella Scena prima del I atto, in tonalità di sol minore, un Clarinetto descrive il chiaro di luna nel silenzio di una notte in una Venezia visibile attraverso due veroni gotici dall'interno del palazzo Ducale:

L’ingegno di Verdi crea per la fine del II atto una struttura in espansione ovvero partendo da una romanza giunge al coro e finale concatenando in successione un duetto, un terzetto un quartetto. Così come l'idea del tramonto all'inizio del III atto fu sempre un'idea di Verdi.

NOTA:  Io non detengo alcun diritto!! Tutti i diritti appartengono agli artisti della musica e all'etichetta discografica PHILIPS che ha prodotto questa incisione che consiglio di acquistare!!


Video / Musica

 

Tragedia lirica in 3 atti su libretto di Francesco Maria Piave
Musica di Giuseppe Verdi
Prima: Teatro Argentina, 3 novembre 1844, Roma

 

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